LIBERA LA TUA MENTE
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Lo scopo della vita è lo sviluppo di noi stessi, la perfetta realizzazione della nostra natura: è per questo che noi esistiamo. (Oscar Wilde)
 
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 La neve se ne frega. Luciano Ligabue.

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AutoreMessaggio
veronica



Messaggi : 17
Data d'iscrizione : 05.10.11

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MessaggioTitolo: La neve se ne frega. Luciano Ligabue.   La neve se ne frega. Luciano Ligabue. Icon_minitimeLun Ott 10, 2011 5:27 pm

Sono nato a settantanove anni.



"Lo sai che ho conosciuto l'adulterio tre di tua moglie?"
Di che cosa parla adesso questa faccia di merda?
"Ha detto che è una donna molto .... come dire? ...divertente."
Il factotum è imbarazzato. Tiene gli occhi sul suo pranzo.
Fossi in te la smetterei subito con quel risolino.
Ma, vedi, se c'è qualcosa di buono è che io non sono stato non sono ne sarò mai te.
"Divertente e generosa..sembra che non volesse proprio tenere niente per sè."
Davvero se fossi in te cambierei discorso. Se dentro quella tua testa di cazzo è rimasta non dico un'illusione d'intelligenza ma almeno una minima forma d'istinto di sopravvivenza, ora la farei funzione: cambierei discorso.
"Insomma si impegnava molto ma con grande naturalezza. E partecipazione. Questo tipo dice che gli sono serviti un paio di giorni per riprendersi."
Fossi in te capirei anche che ora ti do. Perchè io adesso ti do.
"Lo dico solo per sottolineare quanto sei fortunato. In fondo tu una così ce l'hai tutti i giorni. Certo ...d'altro canto rischia di essere anche un bell'impegno. Casualmente ho conosciuto anche il prossimo. L'adulterio quattro. Mi sono permesso di prepararlo. Dice che non vede l'ora. A te non dispiace vero?"
Vado. ti arrivo in faccia. La tua faccia che, sorpresa, è riuscita in un'impresa impossibile: esprimere ancor più idiozia. Fa male eh, coglione? Ma è solo l'inizio. Perchè ora vedi come te lo concio quel tombino. C'è un guasto capisci? Va sistemato prima che sparga altri liquami per la città. Cosa fai sanguini? Fossi in te eviterei. Oppure sanguina dentro. Perche se vedo il tuo sangue vado ancora di più.



Mi stavano già aspettando davanti casa.
Gli piacciono le punizioni pubbliche.
tu, Natura, eri lì, sulla soglia.
Uno di loro ti impediva di avvicinarti.
Gli altri ci hanno messo un niente a schierarsi di fronte a me.
Ci tenevano a trenta smisurati metri l'uno dall'altra.
E' partito l'elenco dei miei diritti.
I tuoi occhi.
I tuoi occhi piccola.
Che cosa gli avevo fatto?
"Cos'è successo? Cosa sta succedendo?" chiedevi urlando.
Cercavi di sgusciare, ma il tipo davanti a te sapeva fare il suo lavoro.
Come sempre la tua era l'unica voce nel costante anestetico ronzio.
e' successo che non mi sono fermato allo stop, bimba, ed era un segnale grosso come una casa, non ho la scusa che non lo si potesse notare.
Che scuse ho allora?
"Niente. Non è niente piccola."
Da dentro le loro case i vicini fingevano di non interessarsi. Non gli veniva bene. Solo FaMo e ProSca avevano le tapparelle chiuse per davvero.
Comunque prego!
Questa non è olovisione.
E' tutta roba vera, date un'occhiata!
(..)
I tuoi tentativi per divincolarti e venire verso di me li hai fatti tutti.
fortunatamente non ti lasciavano passare.
Se ci fossimo avvicinati un altro po' non avrei retto a farmi separare da te.
"Come niente? E allora tutto questo cos'è?"
(..)
La tua mano sulla bocca.
Le lacrime ruzzolavano in silenzio.
Peggio non poteva andare. niente di peggio delle lacrime silenziose.
(..)
In vita mia non ti avevo mai visto così lontana dal tuo ridere.
Avrei voluto che rientrassi e chiudessi la porta.
Avrei voluto che mi aiutassi un po'.
Invece sei rimasta ferma.
Sempre più piccola.
E quando ormai non ti vedevo quasi più, hai agitato il braccio per salutarmi. Purtroppo.



Hanno cominciato a suonare il campanello.
tu sei in pieno panico.
Elenchi tutti gli eventi meno probabili.
Piangi. Urli.
(..)
Ti dico di calmarti, ma sono il primo a non essere convito. Per quale motivo ci dovremmo calmare?
Con l'olofono si sono presentati e hanno intimato l'apertura della porta.
Siamo inchiodati da un martello preciso e implacabile nel mezzo della stanza mentre l'olovisore ci proietta intorno gli ambienti di La posta in palio.
Ora ci stanno dicendo che sono costretti al primo passo della procedura autorizzata.
Corro in cucina a recuperare un coltello, poi ti vengo a prendere. hai perso ogni controllo.
E' come se insistessi a nasconderti la pancia con le mani e le braccia mentre le tue urla non sembrano più tue.
Vengono da dedali lontani e non mappati. ti prendo e ti strappo da lì. Ci chiudiamo in bagno.
(..)I primi sono già di là dal vetro della finestra. Ci stanno puntando i loro fucili di precisione. I puntini rossi passeggiano sui nostri corpi.
Urli di andarsene.
Ti ripari la pancia con le braccia.
Poi ti servi ancora di me per coprire nostro figlio.
Io gli mostro il coltellol.
Chissà che terrore incuto.
Con l'altro braccio ti tengo dietro di me.
"Non preoccuparti. Non spareranno mai al bambino. Gli serve troppo per.."
gli altri hanno sfondato la porta del bagno.
(..)
Vedo che due ti portano via. Vedo con che coraggio ti batti. Picchio a caso. Dicono che la disperazioni aumenti impensabilmente la forza fisica. Deve essere così perchè in qualche modo riesco a liberarmi e comincio a correre verso di te.
Mi arriva un altro colpo alla testa. Stavolta più forte. Cado di faccia.
(..)
Vedo mentre ti portano su per le scale. Provo a gridare "lasciatela" ma non mi esce niente se non qualche verso scomposto.
Ora vedo anche l'esperto del secondo intervento salire in camera.
(..)
Sento distintamente le tue urla. Sono un padre di merda.
Un partner anche peggio.
Non ho saputo difendervi.
Ma tu, piccola, anche se non ti posso parlare, ora ascoltami.
Non lo merito ma ascoltami.
Fallo per lui.
Chiudi gli occhi.
Non fargli arrivare l'immagine dei loro ferri.
Non fargli arrivare la tu angoscia.
Mi senti?
tieni chiusi gli occhi e guarda i tulipani bianchi, i mughetti, le betulle.
Pensa al melo selvatico, alle petunie, alle campanule.
Ricorda le tue piante.
Riesci a sentimi?
abbraccia la quercia, il nocciolo, il faggio. Sdraiati sugli iris e sui gigli.
Fai l'impossibile.
Non farlo partire con la paura.
Ti si sente urlare:
"Lasciate stare mio figlio! Non toccate mio figlio!"
Poi, d'improvviso, il silenzio. Devono averti dato l'anestetico.
Lascio andare il respiro.
Non so da quanto tempo ce l'avessi lì.
Uno di quelli che mi sono sopra mi chiede:
"Cos'è un figlio?"
Molto lentamente rispondo:
"Non lo saprai mani, coglione"
Una terza botta in testa.
La più forte.
Eccola. Tutta insieme.
La notte che era rimasta.



Mi fai appoggiare la testa sulla tua spalla. Faccio fatica a tenerla lì, mentre sei così scossa dalle risate. Mi tieni stretto a te come un bambolotto. Che bella la neve.
"nde..nde..nde.."
Continua così, piccola. Per tutto il tempo. Non fermati.
"aaaaoooo....eeeeadddiii....oooosa...ida...nggh...bnnnnn....lebebbbee...ggheeggghh".
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